Arrivare a Lilongwe significa entrare nel cuore dell’Africa australe attraverso una città che oggi è molto più di una semplice capitale amministrativa. Negli anni ’90 Lilongwe era percepita come un agglomerato anonimo, con quartieri sparsi e pochi punti di riferimento per i viaggiatori. Oggi la città ha sviluppato una doppia anima: da un lato la Old Town, dove il mercato all’aperto brulica di bancarelle, profumi di spezie e piccole botteghe locali; dall’altro la New City, con edifici governativi, banche, ambasciate e centri commerciali moderni.
Organizzare un viaggio in Malawi degli anni ’90 significava affrontare ostacoli che oggi sembrano quasi impensabili. Non esistevano veri autonoleggi a Lilongwe, e chi desiderava spostarsi verso nord doveva affidarsi al caso, al passaparola o agli incontri fortuiti in città.

Un fuoristrada era indispensabile per affrontare le piste sterrate lungo il Lago Malawi, ma procurarselo non era semplice. I minibus disponibili erano troppo costosi per un piccolo gruppo di viaggiatori come il nostro e le alternative scarse. Così, nel tardo pomeriggio, ci si ritrovava ancora senza una soluzione, quasi disperati all’idea di non riuscire a partire.
Oggi per un viaggiatore, Lilongwe resta soprattutto un punto di partenza, un luogo dove rifornirsi, noleggiare un fuoristrada e pianificare l’itinerario verso nord, seguendo le sponde del grande Lago Malawi.
Il Lago Malawi: specchio d’acqua senza confini
Avvicinandosi a Nkhotakota, la strada sembra quasi precipitare verso un mare interno che occupa l’orizzonte. È il Lago Malawi, conosciuto anche come Lago Nyasa, una delle gemme della Great Rift Valley. Con i suoi 600 chilometri di lunghezza e oltre 75 chilometri di larghezza massima, è il terzo lago più grande dell’Africa e il nono al mondo per estensione. Le sue acque profonde — in alcuni punti oltre i 700 metri — custodiscono un tesoro unico: più di 700 specie di ciclidi, piccoli pesci dai colori sgargianti che qui si sono evoluti isolatamente, trasformando il lago in un vero laboratorio naturale per biologi e appassionati di acquari.
La strada era poco più che una pista di terra battuta: polvere rossa, buche profonde e ponti improvvisati che rendevano il viaggio lento e incerto. Spesso non c’erano cartelli e bisognava affidarsi al passaparola dei locali per capire se si fosse ancora sulla pista giusta. Le fermate nei villaggi servivano per comprare acqua, frutta o pesce secco, ma erano anche momenti di scambio con chi viveva quotidianamente sulle rive del lago.

Oggi il tracciato principale è asfaltato fino a Nkhotakota, e la guida è più lineare: quattro o cinque ore di viaggio, senza le lunghe attese del passato. La M14 e la M5 corrono parallele al lago, con tratti panoramici che lasciano intravedere spiagge di sabbia chiara, canneti e distese di miombo. Nonostante l’asfalto, il ritmo resta africano: camion carichi di mais rallentano la marcia, minibus affollati si fermano ovunque, e il viaggio conserva un senso di imprevedibilità.
Al mattino le acque del lago sono calme e riflettono il cielo pallido; al pomeriggio la brezza solleva onde leggere, e al tramonto l’orizzonte si incendia di rosso. Nei villaggi di pescatori, le canoe in legno — chiamate bwato — si muovono silenziose verso la riva, cariche di tilapia e usipa. Per chi viaggia lungo questa strada, ogni curva diventa un quadro che unisce natura e vita quotidiana.
Oggi località come Senga Bay, a poche ore da Lilongwe, si sono trasformate in piccoli poli turistici, con lodge che offrono bungalow sulla spiaggia, ristoranti di pesce e attività acquatiche.
Nkhotakota: vento, pesce fresco e memorie dolorose
Da Lilongwe la strada corre verso nord-est, abbandonando la polvere della capitale per inseguire la promessa del Lago Malawi. Nkhotakota ci era stata descritta come un villaggio pittoresco, un approdo poetico sulle sue rive. Nel 1994, però, la realtà restituiva un’immagine diversa: più che un villaggio, un disordinato agglomerato di baracche e costruzioni precarie, adagiato su strade sterrate percorse da biciclette e camion carichi di merci.

Dietro quell’apparenza povera, emergeva però l’anima del luogo: bambini che correvano incontro ai visitatori, sorrisi aperti, la curiosità di chi trasformava un incontro casuale in festa. Il mercato era piccolo, improvvisato, ma vibrante di vita.
Frutta tropicale, sacchi di farina di mais, bottiglie d’acqua riempite e rivendute, e soprattutto pesce fresco appena tirato fuori dal lago. Cotto alla brace direttamente sulla spiaggia, il sapore era sorprendentemente buono, reso unico da un ingrediente invisibile: il vento. Nkhotakota è la “città del vento”, rinfrescata da una brezza costante che porta l’odore del lago e rende più lieve la calura africana.

Nkhotakota trent’anni dopo…
Trent’anni dopo, la città non è più quell’ammasso caotico di baracche. Le strade principali sono asfaltate, gli edifici più solidi, i negozi meglio organizzati. Il mercato è diventato più ordinato, e accanto ai banchi del pesce e della frutta compaiono telefoni cellulari, ricariche prepagate e piccoli elettrodomestici: segni tangibili della modernità che avanza.
Eppure, alcuni tratti non sono cambiati. Il vento continua a soffiare, i pescatori rientrano con le canoe bwato al tramonto, e la gente accoglie i viaggiatori con sorrisi genuini. Nkhotakota resta ancora oggi un punto d’incontro tra il Malawi rurale e quello moderno, un luogo che conserva autenticità pur aprendosi al futuro.
Oggi Nkhotakota non è soltanto un villaggio lacustre. Il suo nome è legato anche alla Nkhotakota Wildlife Reserve, la più grande del Malawi, che negli anni ’90 era una terra dimenticata e impoverita dal bracconaggio. Oggi, sotto la gestione di African Parks, la riserva è rinata, popolata di nuovo da elefanti, bufali e zebre, e arricchita da lodge esclusivi che attirano viaggiatori da tutto il mondo.
Nkhotakota Wildlife Reserve: la più antica del Malawi
Arrivare alla Nkhotakota Wildlife Reserve significa varcare la soglia di uno degli angoli più selvaggi e autentici dell’Africa orientale. La riserva si estende per 1.800 km², dalle colline boscose dello scarpamento del Rift fino alle pianure che degradano verso il Lago Malawi. È la più antica area protetta del Paese e, allo stesso tempo, una delle meno conosciute dai circuiti turistici tradizionali.

Anni ’90: una riserva dimenticata
Nel 1994 l’ingresso alla riserva era poco più che una baracca di legno. I ranger, con mezzi limitati, sorvegliavano un territorio vastissimo e difficile da controllare. Le piste sterrate erano dissestate e invase dalla vegetazione, i cartelli quasi inesistenti, e i campeggi ridotti a spiazzi con un tavolo in legno e un focolare improvvisato. Gli avvistamenti di animali erano rari: il bracconaggio aveva ridotto le popolazioni di elefanti a poche decine e la fauna appariva schiva, difficile da scorgere nella fitta copertura di miombo.
Il ricordo del mio diario è eloquente: ci si muoveva con guide locali che a volte si rifiutavano di proseguire troppo all’interno per paura di incontrare elefanti. Quando capitava di scorgere una sagoma in lontananza, l’emozione era forte proprio perché inattesa, incerta, quasi un privilegio.
Paesaggio e biodiversità
Nkhotakota è dominata dalle foreste di miombo, che cambiano colore con le stagioni: verdi e lussureggianti dopo le piogge, rossastre e polverose durante la stagione secca. Il territorio è solcato da tre grandi fiumi, tra cui il Bua, che offre scenari spettacolari e la possibilità di safari in canoa. Sulle alture, il Monte Chipata (1.614 metri) custodisce un raro frammento di foresta montana, rifugio per specie vegetali e animali che non si trovano altrove nella riserva.
L’avifauna è particolarmente ricca: più di 300 specie di uccelli rendono Nkhotakota un paradiso per il birdwatching. Martin pescatori giganti, aquile pescatrici, buceri e rapaci notturni accompagnano i safari con i loro richiami.
L’esperienza del viaggiatore ai giorni nostri
Oggi il soggiorno a Nkhotakota può variare da lodge esclusivi come il Tongole Wilderness Lodge, che domina dall’alto una valle fluviale, a opzioni più spartane come il Bua River Lodge o il Kachenga Bush Camp, dove si dorme in tende safari immerse nel bush. Le attività proposte includono safari a piedi con ranger armati, trekking fino al Monte Chipata e uscite in canoa sul Bua, che permettono di osservare la natura da prospettive diverse.
La sensazione, però, è ancora quella di trovarsi in un luogo remoto, lontano dal turismo di massa. Nkhotakota resta una riserva di confine, un territorio dove la natura detta i tempi e il silenzio è interrotto solo dal barrito di un elefante o dal fruscio della foresta.
Ieri e oggi a confronto
Il contrasto con gli anni ’90 è netto. Allora Nkhotakota era una riserva dimenticata, con fauna ridotta e infrastrutture quasi inesistenti. Oggi è un esempio di conservazione riuscita, in cui la fauna è stata reintrodotta, le comunità locali coinvolte e il turismo gestito in chiave sostenibile.
Chi la visita non trova lo spettacolo “garantito” dei grandi parchi safari dell’Africa orientale, ma un’esperienza più autentica, fatta di attese, silenzi e incontri non scontati. Ed è proprio questa autenticità che rende Nkhotakota unica: un luogo che restituisce al viaggiatore l’emozione di scoprire l’Africa com’era un tempo, ma con la consapevolezza che il futuro della sua fauna dipende dalla protezione di oggi.
Il nostro viaggio non si ferma qui. Da Lilongwe e Nkhotakota ci sposteremo ancora più a nord, lungo le sponde del Lago Malawi e verso le alte vette del Nyika Plateau, per raccontare come queste terre siano cambiate dagli anni ’90 a oggi. Scopri i villaggi, le riserve e i paesaggi che hanno fatto la storia del Malawi e continua a viaggiare con noi: il prossimo capitolo è pronto a sorprenderti.
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