Dopo aver esplorato l’incanto delle scogliere e dei fari dell’Acadia National Park, il nostro cammino in camper ci porta ora verso l’interno del Maine, lungo fiumi carichi di storia e montagne scolpite dal tempo. Da Ellsworth a Bangor, dalle acque del fiume Penobscot fino alle colline di Rumford e ai sentieri del Grafton Notch State Park, il viaggio cambia volto: dalle atmosfere atlantiche si passa al cuore selvaggio degli Appalachi, tra cascate nascoste, gole di granito e foreste infinite.
- Auto d’epoca e cinema americano: l’incontro che non ti aspetti
- Bangor: città di legno, fuoco e letteratura
- Da Bangor a Newport: crocevia del Maine centrale
- Rumford: industria, natura e identità
- Grafton Notch State Park: la natura selvaggia del Maine
- Le Screw Auger Falls
- La Moose Cave
- Una notte tra le foreste della North Road
Auto d’epoca e cinema americano: l’incontro che non ti aspetti
Siamo all’inizio di giugno e il sole già brucia come fosse piena estate: oltre 25 gradi, un caldo inatteso per queste latitudini. Alla marina di Ellsworth cerchiamo di fare rifornimento d’acqua, ma il rubinetto è fuori uso. In camper succede: piccoli imprevisti che insegnano a prendere le cose con leggerezza.
Ripartiamo senza troppa convinzione, quando poco fuori città una scena insolita ci costringe a frenare: lungo la strada, una fila di auto d’epoca lucide e scintillanti sembra uscita da un set cinematografico. La curiosità è più forte della fretta e decidiamo di tornare indietro.
Ad accoglierci è il proprietario dell’emporio, Terry Pinkham, che arriva a bordo di un trolley con un sorriso contagioso e un leccalecca tra le labbra. Ha l’aria di un personaggio uscito da un film americano: simpatico, loquace, appassionato. Ci racconta storie di macchine vendute ad attori famosi — persino a John Travolta, che pare trascorra le vacanze proprio qui, in Maine.
Ci lascia salire a bordo delle sue vetture, scatta qualche foto con noi e condivide aneddoti con un entusiasmo che conquista. Non è un semplice commerciante, ma un innamorato delle sue auto e della vita che portano con sé. Quello che era iniziato come un contrattempo diventa così un incontro inaspettato e memorabile: uno di quei momenti che restano impressi nella memoria di un viaggio.

Bangor: città di legno, fuoco e letteratura
Lasciata Ellsworth, imbocchiamo la U.S. Route 1A verso Bangor, distesa lungo le rive del Penobscot. Il fiume, il secondo più lungo del Maine, ha forgiato il destino della città: qui i tronchi scendevano dalle foreste per alimentare cantieri navali e cartiere, trasformando Bangor nell’Ottocento nel più grande porto di legname al mondo.
Lo ricorda la gigantesca statua di Paul Bunyan, il boscaiolo mitico del folklore nordamericano, che svetta come guardiano della città. Ma Bangor porta impressa anche una ferita: nel 1911 un incendio devastò il centro, riducendo in cenere biblioteche e negozi. La ricostruzione la vestì di eleganti palazzi Revival e Art Deco, che oggi raccontano la sua rinascita.
In un parco sorge un altro simbolo: il Battleship Maine Monument, eretto con parti del relitto della corazzata esplosa a L’Avana nel 1898, evento che diede il via alla Guerra Ispano-Americana.
E poi c’è lui, Stephen King. Forse più di chiunque altro, è lo scrittore che ha saputo trasformare Bangor in un luogo mitico, sospeso tra realtà e finzione. La città è la sua musa, la sua “Derry”, sfondo di alcuni tra i romanzi più celebri, come It o Pet Sematary. Le strade tranquille di Bangor si caricano così di atmosfere sinistre: dietro la biblioteca sembra di intravedere l’ombra del Club dei Perdenti, i canali sotterranei ricordano il rifugio di Pennywise, mentre vecchie case vittoriane diventano scenografie perfette per racconti di fantasmi.
La sua stessa abitazione, con la recinzione gotica sormontata da pipistrelli e ragnatele in ferro battuto, è oggi meta di pellegrinaggi letterari. Per i fan, varcare i cancelli di King — o anche solo costeggiarli — è un po’ come entrare in un mondo parallelo, dove ogni dettaglio urbano diventa un tassello narrativo. Bangor, in questo senso, è una città che vive due vite: quella reale, fatta di storia, lavoro e tradizioni, e quella immaginaria, filtrata dalla penna del suo cittadino più famoso.

Ma la città non è soltanto letteratura. Custodisce anche un’antica e affascinante usanza legata al suo fiume: il primo salmone atlantico pescato ogni anno nel Penobscot veniva inviato come dono simbolico al Presidente degli Stati Uniti. Una tradizione che durò per oltre un secolo, interrotta solo quando il salmone selvatico divenne troppo raro. Questo rito, semplice ma potente, racconta l’orgoglio e il legame della comunità con le proprie acque, considerate non solo fonte di vita e lavoro, ma anche parte dell’identità culturale di un intero stato.
Da Bangor a Newport: crocevia del Maine centrale
Lasciata Bangor, il nostro van imbocca la Interstate 95, la grande arteria del Maine. La strada corre veloce tra laghi e foreste fino a raggiungere Newport, un piccolo centro che funge da snodo naturale per chi viaggia nell’entroterra. Con poco più di 3.000 abitanti, Newport sorge lungo le sponde del Sebasticook Lake, uno specchio d’acqua ideale per la pesca e le attività estive.
La cittadina è un punto di passaggio strategico: da qui si diramano le strade che conducono verso la regione dei laghi, l’ovest del Maine e le rotte verso il Canada. Per chi viaggia in camper, Newport è soprattutto una tappa funzionale. Lungo la I-95 e nei dintorni si trovano stazioni di servizio, supermercati e punti di rifornimento: perfetta per una pausa tecnica, ma anche per una sosta rilassante sul lungolago, dove in estate si organizzano mercatini e piccoli eventi.
Rumford: industria, natura e identità
Proseguendo verso ovest, il nostro viaggio ci porta a Rumford, nella contea di Oxford. La cittadina si affaccia sul fiume Androscoggin, che ne definisce l’identità storica e geografica. Rumford è incastonata tra foreste e colline tipiche del Maine, con il fiume come protagonista. Un tempo fortemente inquinato dalle cartiere, l’Androscoggin ispirò parte del movimento che portò al Clean Water Act negli anni ’70. Oggi le sue acque sono molto più pulite, attirando pescatori alla ricerca di salmerini e trote, soprattutto nelle sezioni superiori, ideali per la pesca a mosca.
A Rumford non può mancare una sosta proprio accanto alla gigantesca statua del boscaiolo, alta più di 10 metri e visibile già in lontananza lungo la US-2. È un monumento che va oltre l’aspetto folkloristico: rappresenta il legame profondo della città con il legname, le foreste circostanti e l’identità operaia che ha plasmato generazioni. Per chi viaggia in camper, questa statua è diventata quasi un “checkpoint” simbolico: la foto di rito qui è un passaggio obbligato, come se segnasse l’ingresso ufficiale nell’anima più autentica del Maine rurale. 📍 Coordinate GPS: N44.54266° W70.54791°
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Qui è possibile fermarsi per una pausa pranzo, parcheggiare in tranquillità e approfittare dell’ufficio turistico locale per fare rifornimento d’acqua. Il personale, sempre cordiale e disponibile, è una risorsa preziosa: non solo fornisce indicazioni pratiche, ma spesso condivide con entusiasmo aneddoti e consigli sugli angoli nascosti della città o sugli itinerari lungo l’Androscoggin. La posizione è strategica: facilmente accessibile, a due passi dal centro e perfetta come punto di partenza per esplorare le vicine cascate o semplicemente per concedersi una pausa ristoratrice lungo la US-2.
Grafton Notch State Park: la natura selvaggia del Maine
Il viaggio prosegue lungo la scenica Route 26, che si insinua nel cuore del Grafton Notch State Park, una valle incastonata tra le aspre Mahoosuc Mountains. Siamo nel Maine occidentale, in un territorio che rappresenta uno dei volti più autentici e selvaggi dello stato: un concentrato di cascate, gole rocciose, foreste fitte e silenziose, dove la natura appare ancora incontaminata.
Il paesaggio del parco è dominato da imponenti scogliere di granito, modellate dall’erosione glaciale e fluviale. Attorno si estendono boschi misti di conifere e latifoglie, che in autunno esplodono in una tavolozza di colori accesi, trasformando ogni sentiero in un corridoio dorato e cremisi. La biodiversità qui è sorprendente: non è raro imbattersi in alci, orsi neri, linci, aquile calve e numerosi uccelli migratori che popolano questo corridoio naturale. Ruscelli e fiumi montani attraversano il parco alimentando cascate spettacolari e offrendo preziose risorse idriche agli escursionisti (sempre da filtrare o trattare prima del consumo).
Il Grafton Notch State Park non è solo un gioiello naturale, ma anche un passaggio fondamentale del leggendario Appalachian Trail. Questo celebre percorso di oltre 3.500 km, che collega la Georgia al Maine, attraversa il parco con alcune delle sue sezioni più impegnative e iconiche. Qui si trovano il Mahoosuc Arm e soprattutto il Mahoosuc Notch, spesso definito il tratto più difficile dell’intero trail: un labirinto di massi e fenditure che mette alla prova anche gli escursionisti più esperti.

Prima di diventare un parco statale, il Grafton Notch era sfruttato per l’estrazione del granito e l’industria del legname. Oggi, invece, è gestito dal Maine Bureau of Parks and Lands, con l’obiettivo di conservare questo patrimonio naturale e promuoverne un uso ricreativo sostenibile. Il parco è anche un importante corridoio ecologico per la fauna selvatica e un simbolo della bellezza aspra e incontaminata del Maine, quella che i viaggiatori cercano quando vogliono perdersi in una natura ancora capace di stupire e di mettere alla prova.
Le Screw Auger Falls
Tra le tappe più amate ci sono le Screw Auger Falls, una serie di cascate spettacolari che si tuffano in pozze naturali scolpite dalla forza dell’acqua. Facili da raggiungere, sono ideali per una sosta rigenerante o per un picnic, con tavoli all’ombra e un parcheggio comodo.
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La Moose Cave
Nascosta tra le pieghe del parco, la Moose Cave non è una grotta nel senso classico, ma una gola scavata dal fiume Bear, dove l’acqua scompare sotto lastre di granito per riemergere più a valle. Il sentiero ad anello è breve (circa un quarto di miglio) e accessibile a tutti, anche se qualche scalinata e passaggi stretti richiedono cautela, soprattutto dopo la pioggia.
Lungo il percorso si incontrano affascinanti formazioni rocciose e il cosiddetto “giardino di muschio”, un tappeto verde brillante che dona all’ambiente un’atmosfera quasi fiabesca. La vera attrazione è la Moose Gorge, con le sue cascate e il fiume impetuoso che rivelano la forza della natura, particolarmente impressionante in primavera con lo scioglimento delle nevi. Ogni stagione regala un volto diverso: foliage infuocato in autunno, ghiaccio e silenzio in inverno.

Una notte tra le foreste della North Road
La giornata si conclude lungo la North Road, un’antica strada forestale che si dirama dalla Route 26, a soli cinque minuti dal confine tra Maine e New Hampshire. È una pista sterrata, un tempo via di disboscamento, oggi mantenuta in buone condizioni e percorribile senza difficoltà anche da veicoli di grandi dimensioni e trailer.
Qui il “dispersed camping” è la regola: lungo i primi 11 km si trovano oltre dieci punti di sosta, che spaziano da piccole piazzole adatte ai van fino a radure più ampie, perfette per camper e rimorchi. Alcune offrono scorci sulle montagne circostanti, altre si nascondono nel cuore dei boschi appalachiani. L’atmosfera è silenziosa e appartata: di notte il traffico è praticamente nullo e l’unico segno di vita può essere il passaggio di ATV o motoslitte a seconda della stagione.
La copertura cellulare è molto limitata o assente: un dettaglio da considerare, ma che rende l’esperienza ancora più autentica. Noi abbiamo proseguito fino al secondo turnout, più ampio e aperto degli altri. Non è passata anima viva per tutta la notte: solo noi, il nostro van e il silenzio della foresta. La piazzola era segnalata anche come percorso per quad, ma l’assenza totale di movimento ci ha regalato una pace assoluta.

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