La discesa dall’altopiano del Tassili ci conduce verso nuovi scenari. Dopo giorni tra canyon, pitture rupestri e il silenzio sospeso di Sefar, il cammino incontra paesaggi più morbidi, segnati da gole ombrose e vallate che custodiscono l’acqua.
La corsa con la Land Rover sulle dune è da brividi: accelerare per non rimanere insabbiati, sentire la sabbia che frusta le fiancate, il motore che ruggisce sotto il cielo che lentamente si scurisce. Il giorno di capodanno arriviamo al campo di Tim Ras, tra grandi dune e pinnacoli di roccia che emergono dalla sabbia come denti di un gigantesco mostro. Il paesaggio è quasi surreale: questo lembo del Tassili n’Ajjer sembra scolpito apposta per essere ammirato, per sfidare la nostra immaginazione.
La notte è gelida e il vento forte piega le tende fino quasi a farle aderire al nostro viso. Il sonno arriva inevitabile, tra la stanchezza, il freddo e il silenzio del deserto, mentre le dune si stagliano come onde immobili al chiarore della luna. Tim Ras resterà impresso nella mia memoria: un luogo dove la geologia diventa spettacolo, dove il tempo si dilata e dove la prima notte del nuovo anno si celebra tra sabbia, roccia e il silenzio assoluto del Sahara. Qui, il deserto non è solo paesaggio: è esperienza totale, vertigine e meraviglia insieme.

Il canyon di Essendilene
La prima tappa ci conduce alla “guelta di Essendilene”, un piccolo paradiso nascosto in fondo a un canyon ricco di vegetazione. La strada si snoda tra basse foreste di oleandri e palme, passando accanto a qualche capanna e a una famiglia tuareg che fino a poco tempo fa viveva qui in condizioni spartane. Ora i turisti portano loro nuove possibilità: passeggiate in cammello all’interno del canyon, qualche soldo per la sopravvivenza e un incontro che ci regala emozione e autenticità.
Camminando per quattro chilometri lungo il fondo della valle, la vegetazione diventa sempre più fitta: oleandri, canne e piante verdi brillanti formano un piccolo paradiso tra le pareti verticali del canyon, che si ergono per centinaia di metri. Alla fine del percorso, la guelta cristallina riflette il cielo e la luce del sole, un’oasi sorprendente in mezzo all’aridità circostante. Con un po’ di arrampicata, si possono raggiungere altre tre piccole pozze, collegate da cascate secche, che rendono il canyon un vero labirinto naturale.

Verso le dune dell’Erg Admer
Raggiunto il campo a ridosso delle grandi dune rosa dell’Erg Admer, lo scenario è meno spettacolare rispetto ai canyon precedenti, ma il silenzio del deserto e il cielo stellato compensano ogni cosa. Finalmente abbiamo legna a sufficienza: il falò diventa teatro di competizione con i Tuareg, che ridono divertiti delle nostre goffe abilità. La notte, però, è gelida: mi sveglio alle 4:00, cercando di proteggermi con felpa, maglione e piumino.

La tenda è un piccolo “forno d’aria fredda”, e la mattina seguente trovo la tanica dell’acqua completamente ghiacciata e uno strato di brina all’interno del telo. Il freddo, il vento, la solitudine del deserto e la meraviglia dei paesaggi rendono ogni minuto un’esperienza intensa: qui il Sahara non è solo un luogo, è una prova fisica e spirituale, un’immersione totale in un mondo che sembra sospeso nel tempo.
Consiglio Overland
Chi viaggia con un mezzo proprio deve tenere conto che le piste per l’Erg Admer e Tim Ras possono rivelarsi impegnative: insabbiamenti frequenti, consumo elevato di carburante e orientamento difficile. È fondamentale avere taniche di scorta, pala, piastre da sabbia e, meglio ancora, viaggiare in convoglio. Per Essendilene, invece, è consigliabile affidarsi a una guida locale: la pista è breve ma il canyon richiede conoscenza dei percorsi pedonali.
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