Le Victoria Falls del 1992 erano un’esperienza cruda, autentica, lontana dal turismo organizzato. Ma come si vive oggi questa meraviglia ? È ancora possibile catturare quella magia selvaggia, o il progresso ha trasformato tutto ? Scopriamolo insieme.
Il volo da Lusaka ci aveva portato a Livingstone il giorno prima, permettendoci di arrivare riposati e pronti ad affrontare la vera meraviglia: le Victoria Falls, o Mosi-oa-Tunya, “il fumo che tuona”, come le chiamano gli abitanti locali. Ma quella sera, prima di affrontare le cascate, ci sistemammo al Rainbow Lodge, a ridosso del fiume Zambesi. Le camere disponibili erano solo due, e con venti dollari a testa il nostro “budget” rischiava il rosso immediato. La soluzione più pragmatica fu il campeggio vicino: tre dollari a testa e tutti i problemi risolti.
Il cielo, come a volerci dare il benvenuto, si rannuvolò all’orizzonte. Per precauzione montai la mia tenda all’interno di una capanna, che scoprii in seguito essere una stalla. Il tipo venuto a pulire la struttura mi trovò già sistemato e, ridendo, mi assicurò: “Non ci sono serpenti, e quando li trovo li ammazzo!”
L’acqua in bottiglia era introvabile, così ci arrangiammo purificando quella del campo con le nostre pastiglie. Negli ultimi trent’anni, molte strutture a Livingstone sono state rinnovate, rinominate o completamente sostituite. Il Rainbow Lodge, dove soggiornammo nel 1992, non esiste più; oggi, al suo posto, potrebbe trovarsi il Maramba River Lodge, ma non ne ho certezza. Rimane comunque un luogo simbolico, il punto da cui iniziava il nostro primo assaggio dell’Africa “on the road”.
Victoria Falls: la potenza della natura che lascia senza fiato

Il giorno seguente, la vera magia si svelò davanti ai nostri occhi: il fiume Zambesi si gettava con un salto di oltre cento metri, su un fronte largo quasi 1,7 chilometri, creando una cortina d’acqua così imponente che gli spruzzi si vedevano a decine di chilometri di distanza. Era il 28 dicembre 1992, e il mio cuore batteva forte: finalmente ci trovavamo davanti a una delle meraviglie del mondo, testimoni di un colpo d’occhio che avrebbe segnato per sempre la mia idea di avventura e di Africa.
Oggi le Victoria Falls sono un sito UNESCO ben organizzato e accessibile. Sul lato dello Zimbabwe, il Victoria Falls National Park custodisce circa il 75% delle vedute panoramiche, con sentieri ben segnalati come il Rainforest Path, che conducono a punti iconici come Devil’s Cataract e Rainbow Falls.
Sul lato dello Zambia, il Mosi-oa-Tunya National Park permette di avvicinarsi al confine delle cascate tramite il Knife-Edge Bridge o Livingstone Island (accessibile solo in stagione secca). Grazie alla KAZA Univisa, è possibile attraversare il Victoria Falls Bridge e visitare entrambi i lati in un solo giorno, rendendo l’esperienza più completa.
A differenza del 1992, oggi ci sono guide esperte e tour organizzati che arricchiscono la visita con informazioni sulla geologia e la storia delle cascate. L’ingresso ha un costo variabile ($50 sul lato Zimbabwe, circa $25-28 sul lato Zambia), ma per chi cerca l’autenticità, il fascino del “fumo che tuona” rimane intatto, anche se immerso in una cornice più strutturata e sicura.
Kasane: da villaggio di frontiera a hub naturalistico
Nel 1992, Kasane era poco più di un tranquillo villaggio di frontiera nel nord-est del Botswana, con circa 9.000 abitanti. Situata vicino al punto in cui il Botswana incontra Namibia, Zambia e Zimbabwe, la cittadina serviva principalmente come porta d’accesso al Parco Nazionale di Chobe e alle vicine Victoria Falls.
Le strade polverose, le poche strutture ricettive e l’aeroporto inaugurato appena un anno prima la rendevano un luogo semplice e funzionale, ancora lontano dai riflettori del turismo internazionale. Chi passava per Kasane lo faceva per necessità o per passione per la natura selvaggia: la savana, punteggiata da fiumi e canali, dominava il paesaggio, e la vita quotidiana scorreva al ritmo lento della regione.
Oggi, Kasane appare molto diversa. La cittadina si è trasformata in un vivace centro turistico, con lodge e strutture ricettive di ogni tipo, ristoranti, agenzie di safari e servizi pensati per accogliere visitatori da tutto il mondo. Le strade, prima solo polverose piste di sabbia, sono migliorate e l’aeroporto internazionale continua a collegare la regione con i principali hub africani, facilitando l’arrivo dei turisti e accelerando lo sviluppo commerciale.
La popolazione è cresciuta, accompagnata da un’espansione urbana che ha aggiunto infrastrutture e servizi moderni, senza cancellare del tutto il fascino della savana circostante. Nonostante i cambiamenti, Kasane ha mantenuto il suo legame con la natura. Il Parco Nazionale di Chobe resta il cuore pulsante della regione, con una ricca fauna selvatica che continua ad attirare appassionati di safari da ogni parte del mondo.
Gli sforzi di conservazione hanno garantito uno sviluppo turistico sostenibile, preservando ecosistemi e biodiversità. Oggi chi visita Kasane non trova più solo una tappa di passaggio, ma un vero e proprio centro di esperienza naturalistica, dove modernità e selvaggia bellezza africana convivono armoniosamente.
In poche decadi, Kasane è passata dall’essere una cittadina isolata di frontiera a un punto di riferimento internazionale per il turismo naturalistico, dimostrando che sviluppo e rispetto dell’ambiente possono procedere di pari passo, senza cancellare l’essenza di un luogo unico.
Tramonto sul Zambesi: magia selvaggia tra acqua e fauna
Attraversammo il confine diretti a Kasane e nel primo pomeriggio ci imbarcammo per una gita sullo Zambesi. Era il momento degli ippopotami. Le sagome massicce di questi animali si muovevano pigre nell’acqua, ma la nostra presenza li infastidiva. La guida ci spiegò, non senza un brivido, che in passato la sua barca era stata affondata da uno di loro: meglio non avvicinarsi troppo.

Al calar della sera, restammo fermi in mezzo al fiume. Il cielo si tinse di rosso e arancio, poi sfumò lentamente verso il buio. Qualcuno ci raccontò che in certe parti del mondo l’ultimo raggio visibile del sole è un raggio verde, e che chi ha la fortuna di scorgerlo vedrà esaudito un desiderio. Nessuno parlò più: il silenzio sembrava un atto dovuto di fronte a tanta bellezza. Restammo immobili, quasi trattenendo il respiro, sperando di cogliere quel raggio misterioso.
Negli anni, Kasane è diventata un punto chiave per le crociere sul Chobe River, collegato allo Zambesi al confine di quattro paesi. Nel 1992, i moli erano più semplici, le barche essenziali e la vita sul fiume ancora autentica. Oggi lodge come il Chobe Safari Lodge offrono imbarcazioni moderne e comfort galleggianti, ma la sensazione di essere immersi nella natura selvaggia resta intatta.
Seduti sulle rive dello Zambesi, tra il fragore delle Victoria Falls e il respiro silenzioso degli ippopotami, appare chiaro cosa significhi essere overlander: vivere la natura in prima persona, cogliere il selvaggio e il semplice, ieri come oggi. Negli anni, il mondo è cambiato: lodge più confortevoli, barche moderne e sentieri sicuri hanno reso più accessibile l’esperienza. Ma il fascino autentico della savana, dei baobab, dei cieli infiniti e dei fiumi impetuosi resta immutato per chi sa guardare con occhi curiosi.
Ogni viaggio è un ponte tra passato e presente, tra ricordo e scoperta, e Kasane ne è la prova: da villaggio di frontiera a centro naturalistico internazionale, senza perdere la sua anima selvaggia. E tu? Quale angolo remoto del mondo sogni di esplorare sotto le stelle, tra fiumi impetuosi e baobab secolari? Raccontaci la tua prossima avventura, condividi esperienze o semplicemente lascia che questo racconto ispiri il tuo viaggio. Ogni passo, ieri come oggi, è l’inizio di una nuova storia da vivere.
APPROFONDIMENTI
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Victoria Falls tra passato e presente: magia selvaggia o turismo organizzato ?
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