Lasciare un’orma sul mondo

“Se potessimo vivere sempre sul nostro camper in giro per il mondo…” Segue un sospiro e poi cacciamo il pensiero con la preoccupazione successiva. È il pensiero ricorrente tra molti camperisti, ma qualcuno ce l’ha fatta a diventare “fulltimers”, ossia camperista a tempo pieno. Pierluigi e Amelie sono conosciutissimi nel mondo dei viaggiatori itineranti: il loro blog è seguito, apprezzato e fornisce spunti e consigli interessanti. Poi ci sono i social, che consentono di seguire l’invidiato equipaggio passo dopo passo.

In effetti è proprio questa la domanda più ricorrente. Entrambi veniamo dal mondo del lavoro, non siamo proprio ragazzini. Amelie ha maturato 30 anni di contributi lavorando per un’azienda che produce componenti idraulici e io ho lavorato per 22 anni nel mondo della televisione come cameraman.

Siamo partiti per la nostra avventura con qualche risparmio messo da parte, abbiamo venduto casa e tutto ciò che non ci serviva più o non potevamo portare con noi per motivi di spazio (non immaginate quante cose!). Con la mia liquidazione abbiamo acquistato un camper McLouis usato (sul mercato si trovano tantissime buone occasioni). Molti confondono il nostro stile di vita con quello del classico turista mordi e fuggi. I costi di una breve vacanza, anche solo in Europa, non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quello che spendiamo noi per vivere e viaggiare.

Per giungere alla tua domanda, viviamo davvero con poco (sul nostro blog ogni anno facciamo un dettagliato consultivo delle nostre spese), per cui non abbiamo bisogno di guadagnare molto. Grazie alle possibilità offerte dall’odierna tecnologia siamo diventati nomadi digitali. Abbiamo aperto un blog che oggi è piuttosto seguito e che ci ha fatto conoscere al grande pubblico. Collaboriamo con società nel campo del turismo scrivendo articoli sul web, pubblicando fotografie, video (abbiamo un canale dedicato su youtube) e recentemente anche una guida in stile Lonely Planet dedicata alla sosta libera in camper.

Sarebbe stata possibile questa avventura in un’altra epoca? Per esempio prima dell’avvento di Internet? E che piega avrebbe preso il viaggio e la vostra vita?

Sicuramente l’avvento di Internet ha rivoluzionato il modo di vivere e di viaggiare. Ormai abbiamo accesso a qualunque informazione in tempo reale e tutto è più semplice, apparentemente. Non dimentichiamoci, però, che i fulltimer derivano dai “new age traveller” inglesi dei primi anni ’70 che vivevano su autobus o camion adattati a case viaggianti. Almeno in Europa questo “movimento” è presente da quasi 50 anni.

In un altro periodo storico penso avremmo fatto la stessa scelta perché questo stile di vita appartiene al nostro DNA; forse sarebbe stato un viaggio più avventuroso e meno facile da realizzare, ma comunque assolutamente adatto al nostro spirito libero.

Prima di essere camperisti avete avuto alle spalle numerose esperienze di viaggio

Come è nata l’idea di utilizzare il camper per questa avventura?

Viaggiare è sempre stata la nostra passione. La nostra è stata un’evoluzione “naturale”. Abbiamo sempre scelto di girare il mondo con poche comodità, quasi sempre in tenda. Amiamo la vita in plein air e negli anni abbiamo attrezzato una piccola vettura, un Peugeot Ranch, per trascorrere la maggior parte del nostro tempo libero come weekend e brevi periodi di ferie… Un camper come casa ci è sembrata dunque la soluzione più naturale per viaggiare in giro per l’Europa a contatto con la natura. E francamente adesso ci sembra di vivere un sogno, dentro una reggia su quattro ruote…

L’impressione che si ricava, leggendo il blog, è di una grande naturalezza da parte vostra nell’adattarvi alle varie situazioni, probabilmente grazie alla vostra lunga esperienza di globetrotter

Quali sono i consigli che vorreste dare a chi non ha mai viaggiato e comincia ora a varcare le frontiere del mondo in camper?

Per chi non ha mai avuto esperienze di vita all’aria aperta il nostro consiglio è quello di mettersi alla prova. Magari provando dapprima una “semplice” vacanza in campeggio, anche poco lontano da casa. Noleggiate un camper e provatelo per qualche tempo. Provate a viverci come a casa, cucinando e facendo la doccia. Vi sentite a vostro agio? Non tutti riescono ad adattarsi agli spazi ristretti o alla convivenza forzata per lunghi periodi.

Quali sono, secondo voi, le qualità maggiori che un viaggiatore deve avere?

Sicuramente la pazienza perché ormai la vita di tutti i giorni ci ha abituato ad ottenere tutto e subito con troppa facilità. Vivere “on the road” ti abitua ad accettare i compromessi e non pretendere troppo. E poi sicuramente la calma per gestire le situazioni impreviste che possono capitare.

Acqua, elettricità, combustibile… Vivere “a basso impatto ambientale” diventa una scelta obbligata per un camperista a tempo pieno

Quali sono le cose a cui è più facile rinunciare o limitare e quali meno?

Direi che la risorsa principale è l’acqua. Davvero non ne possiamo fare a meno nella vita di tutti i giorni. Siamo abituati ad aprire il rubinetto senza fare troppi risparmi. In camper ogni litro è importante. Bisogna dosare le docce, il che non vuol dire non lavarsi ma sicuramente non abusarne. Anche per lavare i piatti occorre fare attenzione…

Lo stesso vale per la corrente. Ci sono giorni in cui il pannello solare ne produce a sufficienza per tutte le utenze di bordo e altri grigi e piovosi in cui non carica abbastanza. Per quanto riguarda il riscaldamento, d’inverno tendiamo a vivere in località dal clima mite e non consumiamo molto carburante. Una casa come la nostra poi si riscalda in pochi minuti e il consumo di diesel (utilizziamo il Webasto) è davvero irrisorio. Di notte dormiamo tranquillamente senza riscaldamento sotto un caldissimo piumone (anche con 2-3 gradi al risveglio…).

Alcuni studi affermano che ognuno di noi ha in casa circa diecimila oggetti… Scommetto che sul vostro camper, anche se funge da casa, ne avete qualcuno in meno.

A cosa si può rinunciare e cosa è indispensabile nella normale routine dei camperisti fulltimers?

Sicuramente gli oggetti a nostra disposizione sono molti meno e posso dirti che ogni anno si riducono di numero. Siamo partiti per questa nuova vita ancora troppo carichi di superfluo. Penso ai vestiti, ad esempio. Guardiamo i nostri armadi e cominciamo a pensare… Ma mi serve tutta questa roba? E poi ringraziamo l’era digitale che ci ha davvero aiutato molto a compattare gli spazi.

Penso per esempio agli amati, adorati libri. Come avremmo potuto farne a meno? Adesso con un ebook reader abbiamo un’intera biblioteca in palmo di mano. Tra le cose indispensabili metto sicuramente al primo posto le nostre biciclette, che ci aiutano a vivere meglio il territorio che ci circonda, servono per fare la spesa e per tenerci in forma.

Quella volta che avete detto: “Ma chi ce lo ha fatto fare!”

Le avversità, i momenti negativi capitano a tutti nella normale routine quotidiana, figuriamoci vivendo tutti i giorni “on the road”…Vivere da fulltimers ci ha insegnato ad avere un atteggiamento positivo e pragmatico nei confronti della vita. Ogni giorno ti trovi a dover fronteggiare situazioni nuove ed inaspettate e questa scuola di vita è davvero molto importante e formativa. Dunque difficilmente ci capita di arrivare al punto di dire: “Ma chi ce lo ha fatto fare!”.

Il giorno più bello di questo viaggio?

È una domanda alla quale è piuttosto difficile rispondere. Non abbiamo un giorno in particolare da ricordare come speciale e unico; per noi ogni giorno merita di essere vissuto, ogni giorno può essere indimenticabile. Tutto dipende da noi, da come affrontiamo la nostra quotidianità, con il sorriso e con tanta voglia di vivere.

È il nostro “viaggio”, così come lo definisci tu, ad essere bello e unico: poter scegliere dove andare, dove fermarsi, per quanto tempo e con chi non ha assolutamente prezzo; poter decidere del nostro tempo è quello che rende speciale ogni giorno da quando abbiamo incominciato questa nostra vita “on the road”!

Il personaggio più interessante incontrato sul cammino?

La lista è lunga e molti degli incontri casuali si sono trasformati negli anni in buone amicizie. Ancora oggi ci stupiamo di quanto sia variegato il mondo di coloro che vivono su quattro ruote, così come le motivazioni che spingono queste persone a fare una scelta di vita così “lontana” dal quotidiano.

Posso raccontarti di un ragazzo che si spostava con un trattore tirando la sua casa su ruote forgiata a mano in ferro battuto, ad immagine delle vecchie carrozze del Far West. Proveniva dal Marocco, dove era rimasto a lungo, e quando lo incontrammo transitava per la Spagna diretto chissà dove alla velocità di 25/30 km l’ora. Ci disse che per lui era l’unico modo per vedere veramente il mondo e per abbracciarne la pura essenza. E forse aveva ragione, lui sì che aveva davvero “scalato le marce”…

“Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”
E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato.

Steve Jobs

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